I D.S.A, Disturbi Specifici dell'Apprendimento, sono conosciuti come quelle condizioni che interessano il bambino, a partire dalla scuola primaria, coinvolgendo una specifica abilità (lettura) o più (disturbo misto dell'apprendimento).
[...] Le caratteristiche che evidenziano queste difficoltà sono:
- DISLESSIA: Mancanza di fluidità nella lettura, con maggior coinvolgimento dell'accuratezza o della rapidità, inficiando spesso la comprensione. - DISGRAFIA: Disordine della scrittura dal punto di vista motorio e visuo-spaziale. - DISORTOGRAFIA: Mancata acquisizione e/o automatizzazione delle regole fonologiche, non fonologiche e relative all'uso delle doppie e degli accenti. -DISCALCULIA: Difficoltà a muoversi sulla linea dei numeri, soprattutto all'inverso, in modo fluido, nella comprensione del sistema sintattico lessicale del numero e nello svolgimento del calcolo scritto e a mente....
Queste manifestazioni che non interessano il Q.I. del bambino, né alcuna malattia e/o patologia, sono caratterizzate tutte dalla mancanza di fluidità nel movimento, che, per essere tale, necessita di una sincronia tra i vettori spazio e tempo. Successivamente alle molteplici teorie psicologiche, pedagogiche e cognitive che si sono susseguite nel tempo, si stanno affermando sempre più, grazie alle avanzate tecnologie di ricerca, le teorie cognitive relative alla sincronizzazione di diverse aree cerebrali che, per essere efficaci, ovvero garantire fluidità, si attivano simultaneamente come un'orchestra. Questa condizione ha molto a che fare con la lateralità e la dominanza emisferica, in quanto la lateralizzazione e la specificazione di un emisfero rispetto all'altro, favoriscono un maggior scambio interemisferico, l'esecuzione di schemi crociati e rotatori, il processamento da sinistra a destra, azioni indispensabili per una lettura e scrittura funzionale.
LA MIA VISIONE DEI DSA
Attraverso molteplici incontri nel corso degli anni ho potuto notare quanto la sfera emotiva incida su queste difficoltà. Come causa o conseguenza? I bambini che presentano difficoltà negli apprendimenti scolastici evidenziano un'autostima molto bassa e un' insicurezza di base con cui approcciano alla scolarizzazione. Non tutti i bambini con bassa autostima sviluppano DSA, ma tutti i DSA presentano "credenze depotenzianti".
Molti autori (Piaget, Winnicott, Bowlby) hanno disquisito sull'importanza dello sviluppo infantile dai 0 ai 3 anni, in particolare circa la sicurezza come caposaldo dell'apprendimento. Nel trattamento DSA non si intende riabilitare delle funzioni perse, piuttosto educare a tirar fuori abilità con i giusti mezzi; per questo, tuttavia, c'è bisogno di un terreno fertile. Gran parte del successo di questa maturità, dipende dalla comunicazione che si ha nei loro confronti, dall'ascolto senza giudizio dei loro disagi e e dai comportamenti da parte del contesto che inconsapevolmente creano delle voragini emotive difficili da colmare.
Il trattamento D.S.A. non è assegnare un PDP e portare il proprio figlio da un professionista che lo "metta a posto" ma è acquisire la corretta pedagogia nei loro confronti che passa inevitabilmente per una messa in discussione di noi stessi e delle modalità scolastiche omologate.
IL METODO COCLITE
Il Metodo Coclite, dal punto di vista funzionale, per un efficace sviluppo della lettura, della scrittura e del calcolo, è il metodo più risolutivo in termini di risultati e tempo. Si tratta di un metodo cognitivo, clinico e terapeutico ideato e formalizzato dal Prof. Piero Crispiani e dal suo team, attraverso anni di esperienza nell'ambito scolastico e pedagogico e che inquadra tali condizioni non come disturbi quanto piuttosto disordini nell'organizzazione neuronale. La prospettiva clinico-cognitivista si approccia ai DSA in un'ottica di complessità, attuando un intervento ecologico-dinamico che va a stimolare in modo intensivo l'intera architettura degli apprendimenti: motricità, coordinamento, organizzazione spazio-temporale, fluidità di linguaggio e di pensiero.
Trattandosi di automatismi, l'intervento si basa su azioni sequenziali sensorio-motorie in condizioni di elevata sollecitazione e intensità funzionale, affinché il sistema nervoso operi uno scambio interemisferico ottimale che porta una fluidità di azione.
L'operatore clinico ed educativo si pone esclusivamente come facilitatore, "spremendo" il bambino, anziché esimerlo e assecondarlo in un regime di lentezza esecutiva, coinvolgendolo in modo serrato su 12 azioni, quali autoanalisi, motricità, grafo-motricità, percezioni, memoria, linguaggio, pensiero, lettura, scrittura, comprensione del testo, calcolo e narrazione.
CONTRO LA RIABILITAZIONE
Il linguaggio svalutativo
La dislessia come gli altri disordini dell'apprendimento, cadono da anni nel campo medico sanitario, che parla di un approccio riabilitativo (da RI-ABILITO).
Come già precedentemente visto, invece, il disordine dei circuiti neuronali necessitato di attività esperienziali che vadano a specificare queste funzioni e per farlo hanno bisogno di uno stato emotivo sereno e positivo.
Si parla spesso di conseguenze, approcci, modalità e obiettivi da raggiungere ma quanta importanza viene data all'effetto che tutto il contrasto che vive il bambino provoca su di lui? Spesso nascono pensieri del tipo: sono diverso, non funziono, non so fare, gli altri sono bravi e io no. E come si affronta questa dimensione?
Tutto questo necessita di un approccio nuovo, in cui termini come "terapia", "riabilitazione", non dovrebbero esser eutilizzati. Non si intende mentire e omettere l'evidenza che qualcosa non sia efficace, ma anzichè dare importanza alle sue incapacità scolastiche, per cui è importante la "riabilitazione, ecc, cosa accadrebbe se partissimo da ciò che lui vuole? In cosa è bravo? Quali sono le sue passioni?
Con un bambino che si diverte, che si sente bravo in una dimensione in cui gli altri non sono al suo pari, sarà più facile spiegargli che ognuno eccelle di più in qualcosa rispetto ad un altro. Per essere abili in quella attività, dunque, serve allenamento, come per ogni cosa che si vuole imparare.
Si tende a pensare che la lettura e la scrittura siano connaturate all'essere umano. Non è così. il sistema nervoso si è evoluto nel corso degli anni in base alla pressione ambientale ricevuta e si è dovuto organizzare dal punto di vista neuronale. Un bambino che non ha ricevuto gli stessi stimoli affinché i circuiti neuronali si specificassero per permettere di essere un "bravo lettore", necessita di farlo attraverso le giuste azioni senso-motorie. Dunque oggi è necessario non utilizzare quel linguaggio terapeutico che non fa altro che rinforzare inconsapevolmente un'emotività negativa, la quale non è d'aiuto nè al soggetto nè al successo che si vorrebbe raggiungere.
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